venerdì 7 maggio 2010

Metodologia di ricerca

Per ogni storico (novello) che si rispetti, bisogna incominciare il proprio percorso dall'inizio senza tralasciare alcun tipo di particolare ed utillizzare tutto il tempo occorrente.
Come già detto in precedenza, è sbagliato supporre come Montelparo sia stato fondato dal tale presunto condottiero longobardo Elprando, poichè grazie a reperti archeologici si è scoperto che Montelparo era già abitato in epoca romana. Potremmo, quindi, limitare questa attribuzione ad una realtà per lo più toponomastica. In particolare, nella contrada Celestrana, poco al di fuori del paese, è stata rinvenuta una necropoli romana "accompagnata" da reperti piceni di origine ben più antica, secondo alcuni risalenti addirittura all'VIII sec. a.C.
In virtù di tali considerazioni, occorre quindi capire in quale esatto punto del territorio il paese era anticamente abitato, dato che non bisogna affatto dimenticare che i Longobardi erano soliti riutilizzare caseggiati e dimore (spesso delle vere e proprie roccaforti) preesistenti, romane o addirittura bizantine, come nel celebre caso di Castel Trosino, località a 5 km ad ovest di Ascoli Piceno. Necessarie sono poi delle ricerche maggiormente approfondite sull'urbanistica longobarda, in modo tale da evidenziare delle congruenze tra gli insediamenti evolutivi di questo popolo e la struttura topografica di Montelparo. Estremamente importanti risultano, come è ovvio, le pergamene dell'archivio municipale, in cui vengono riportate per iscritto le principali vicende del paese: compito fondamentale, bisogna (oltre che avere una conoscenza minuziosa della storia del luogo) capire quando e, soprattutto, quali e dove delle mura sono state costruite, in modo tale da incentrare la mia ricerca su strutture difensive precedenti, così da limitare il campo d'azione alla parte più antica del paese e, quindi, più storica.
Non bisogna dimenticare, poi, che i primi scritti in cui viene riportato il nome di Montelparo sono le antiche pergamene dell'Abbazie di Fiastra, una traslocazione della sede dai territori sabini a Santa Vittoria in Matenano, dopo la conquista degli antichi territori farfensi da parte dei Saraceni, la cui invasione in Italia fu tra l' 840 e l'898 circa. In queste pergamene viene riportata la concessione delle terre del Mons Elprandi all'abbazia.

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