domenica 9 maggio 2010

Prima cinta muraria

La prima cinta muraria costruita a Montelparo intorno all'anno Mille si colloca nei pressi della sommità della collina, precisamente poco al di sotto della chiesa principale di San Michele Arcangelo (guarda caso, patrono dei Longobardi). Oggigiorno di queste mura è rimasto ben poco, praticamente nulla in quanto molte strutture difensive e architettoniche sono sprofondate con il terremoto del 1703. Con il passare dei secoli, questa cinta proteggeva l'antica sede comunale, quando Montelparo ebbe un proprio statuto a partire dal 1215, che risiedeva dove ora si trova il piazzale di fronte a San Michele Arcangelo. La via dove anticamente si trovavano tali mura, in commemorazione del fenomeno dell'incastellamento, prende il nome di Via Castello, dove tutt'ora, come unica superstite di un'epoca già trascorsa, vi è una casa risalente al XIV secolo.
Nella sede municipale di diversi secoli fa si riunivano tre consigli, quello dei Cento, di Credenza (chiamato anche "consiglio generale" poichè trattava tutte le questioni comunali di carattere amministrativo, giuridico ed economico) e di Collegialità. In quest'ultimo appartenevano otto cittadini, suddivisi in quattro coppie, ciascuna delle quali era a sua volta rappresentata da una delle porte cittadine (oggi, a Montelparo, è rimasta solamente la porta del sole); questi otto rappresentanti nominavano trentadue facenti parte del consiglio di Credenza i quali, a loro volta, nominavano i Cento dell'omonimo consiglio. Una caratteristica di questa gestione amministrativa, consultabile in antichi documenti, è la tassazione sul "focus", ovvero qualora una famiglia avesse avuto un focolare, doveva pagare una determinata tassa.



sabato 8 maggio 2010

Prima fase

Andando nell'archivio comunale di Montelparo, ho avuto modo di avere una visione più chiara e dettagliata riguardo la storia di questo paese; non potendo consultare alcun tipo di documento scritto (in quanto obbligato a farmi abbonare tale possibilità dalla sovrintendenza ed enti vari...), ho avuto modo di rivolgere diverse domande ad una preparatissima guida, ottenendo fruttuose risposte ed indicazioni.
Come dicevo all'inizio, per poter affrontare questo lunghissimo percorso di studio occorre prendere in considerazione diverse epoche storiche, da cui, a loro volta, ottenere informazioni tali da dirigermi verso una minuziosa analisi altomedievale del territorio.
Non molto distante da Montelparo, al confine con un altro paese , Monterinaldo, è stato scoperto intorno agli anni Cinquanta del secolo scorso un tempio ellenistico risalente all'incirca al II sec. a.C.; da un punto di vista archeologico, questo santuario ancora oggi non si sa con certezza se fosse di tipo propriamente oracolare, tanto da giustificarne il probabile isolamento territoriale, oppure facesse parte di una città che, se così fosse, sarebbe tutta da scoprire. Quest'ultima possibilità sembrerebbe la più accreditata, dato che intorno al III-II sec. a.C. in quel territorio v era un insieme di 36 città romane, una delle più importanti delle quali era tale Urbs Novana, ovvero l'odierno Montedinove. Si suppone, quindi, come una di queste città potesse trovarsi proprio dove ora vi sono i resti del tempio ellenistico: questo tipo di documentazione, anche se sembrerebbe poco pertinente ad un percorso propriamente medievale, è di necessaria importanza, poichè permette noi di conoscere più approfonditamente possibile le vicende storiche che hanno segnato quel territorio.....ma, per poterne sapere ancora di più, occorre fare una bella (e obbligatoria!!) ricerca. Questo santuario, secondo alcuni studiosi, era dedicato ad un dio delle acque (forse il dio Granno, un cui santuario è stato da poco rinvenuto nella città romana di Urbisaglia), finalizzato alle cure di malati locali o in pellegrinaggio....a testimoniare l'importanza dell'acqua come elemento principale, è una piccola vasca di forma quadrangolare utilizzata a mò di piscina purificatoria. Oltre al rinvenimento di colonne di stile etrusco (ovvero "liscie", per intenderci senza le classiche marcature, stilisticamente chiamate lesene ), sono stati rinvenuti moltissimi reperti di uso perlopiù domestico (fibule, spilli, fermagli ecc....) in un pozzo, dal nome tecnico di favisse o stipe votiva, utilizzato come "tesoriere" del tempio. Questi reperti tutt'ora si trovano al museo archeologico di Ancona, che rappresenterà una mia prossima meta.
Tenere presente la storia di questo tempio è davvero importante, poichè valorizza gli studi secondo cui Montelparo risultava essere abitato già al tempo dei romani, se non addirittura in epoca precedente; occorre a tal proposito sottolineare una scoperta davvero eccezionale: nella contrada Celestrana, poco al di fuori del paese, è stata rinvenuta un'importante necropoli romana. Sapendo che i Romani (come del resto pressocchè tutte le altre popolazioni antiche) erano soliti seppellire i defunti fuori città, poichè l'urbs era un territorio pertinente ai vivi, percui non poteva (e, quindi, doveva) essere condiviso dai morti (lo stesso Cicerone sostiene, nella sua opera "De Legibus" come i vivi, a loro volta, non dovessero coltivare gli appezzamenti di terra sotto i quali erano stati sepolti dei morti o dei loro "resti", solitamente un dito (come veniva definito al tempo dei romani, "os resectum") se sepolti attraverso il rito dell'inumazione nel primo caso, dell'incinerazione nel secondo, poichè il terreno era di priorità dei defunti, tant'è vero che gli stessi neonati venivano messi in culle appese al soffitto e non toccanti terra, oppure qualora al pater familias, durante il banchetto, cadesse qualcosa non doveva raccoglierlo, poichè ormai era proprietà dei morti) ciò stimola la considerazione di come, sul colle dove tutt'ora sorge il paese, già si fossero impiantati antichissimi nuclei abitativi che, non dimentichiamolo, i Longobardi stessi erano soliti riadoperare come loro sede.
Tornano propriamente a Montelparo, le cose da dire sono davvero molte (ma non tutte, ancora ); per quanto riguarda una probabile influenza longobarda, ciò risulta possibile per diversi fattori: prima di tutto il nome stesso di Montelparo viene ripostato nei più antichi documenti farfensi del X sec come Mons Elprandi, dove per "Elprando", secondo la tradizione, ci si riferisce a un presunto signorotto di origine longobarda ( evidenziamo la desinenza -ando tipica dei nomi longobardi ); non è un caso che dica "signorotto" longobardo, poichè mi è stata riferita una notizia di affascinante importanza.....Montelparo, infatti, faceva parte del Ducato di Spoleto, il principale (insieme a quello di Benevento) possedimento longobardo in Italia, il cui primo duca fu tale Faroaldo I, morto nel 591 o 592. Non dimentichiamo, infatti, come la conquista longobarda in Italia centrale fosse stata sostenuta dal secondo re di questo popolo, Autari, salito al potere nel 584. Probabilmente, quindi, Elprando poteva essere un podestà di Montelparo, il cui compito amministrativo gli era stato direttamente assegnato dal Ducato di Spoleto stesso; occorre comunque ricordare come questo territorio sia stato sempre interessato a conquiste di ogni genere, in particolar modo da un' invasione franca che ha lasciato il segno anche nella toponomastica locale (basti ricordare a tal proposito Moteprandone, così chiamato poichè fondato proprio da un conte franco, tale Prandone intorno alla prima metà del X secolo).
Tornando alla questione toponomastica, alcuni sostengono come il nome Montelparo derivi da Monte El Paro, cioè "monte di uguale altezza" con il vicino Colle Cucco, nome attribuitogli sotto la dominazione spagnola.....ciò, personalmente, mi sembra strano per diveri fattori: prima di tutto i nomi dati a Montelparo sono davvero molti (perlopiù storpiature dialettali) come Mons Elpri, Mons Elpiri, Mons Elprandi ecc.....; se veramente ci fosse stata una dominazione spagnola che gli conferì tale nome, ciò sembra strano poichè Montelparo compare in antichissime pergamene, risalenti addirittura al X secolo, quindi non è possibile che prima della presunta invasione spagnola non avesse un nome.
Di particolare interesse è una notizia datami dalla guida dell'archivio comunale; Montelparo sembrerebbe proprio avere una tipica conformazione urbanistica longobarda, potremmo definirla di tipo radiale, ovvero da un punto cardine (ovvero la cima della collina) si disperde radialmente verso le basi collinari, attraverso solitamente tre cerchie murarie (naturalmente di datazione storica diversa), ben presenti a Montelparo.

venerdì 7 maggio 2010

Metodologia di ricerca

Per ogni storico (novello) che si rispetti, bisogna incominciare il proprio percorso dall'inizio senza tralasciare alcun tipo di particolare ed utillizzare tutto il tempo occorrente.
Come già detto in precedenza, è sbagliato supporre come Montelparo sia stato fondato dal tale presunto condottiero longobardo Elprando, poichè grazie a reperti archeologici si è scoperto che Montelparo era già abitato in epoca romana. Potremmo, quindi, limitare questa attribuzione ad una realtà per lo più toponomastica. In particolare, nella contrada Celestrana, poco al di fuori del paese, è stata rinvenuta una necropoli romana "accompagnata" da reperti piceni di origine ben più antica, secondo alcuni risalenti addirittura all'VIII sec. a.C.
In virtù di tali considerazioni, occorre quindi capire in quale esatto punto del territorio il paese era anticamente abitato, dato che non bisogna affatto dimenticare che i Longobardi erano soliti riutilizzare caseggiati e dimore (spesso delle vere e proprie roccaforti) preesistenti, romane o addirittura bizantine, come nel celebre caso di Castel Trosino, località a 5 km ad ovest di Ascoli Piceno. Necessarie sono poi delle ricerche maggiormente approfondite sull'urbanistica longobarda, in modo tale da evidenziare delle congruenze tra gli insediamenti evolutivi di questo popolo e la struttura topografica di Montelparo. Estremamente importanti risultano, come è ovvio, le pergamene dell'archivio municipale, in cui vengono riportate per iscritto le principali vicende del paese: compito fondamentale, bisogna (oltre che avere una conoscenza minuziosa della storia del luogo) capire quando e, soprattutto, quali e dove delle mura sono state costruite, in modo tale da incentrare la mia ricerca su strutture difensive precedenti, così da limitare il campo d'azione alla parte più antica del paese e, quindi, più storica.
Non bisogna dimenticare, poi, che i primi scritti in cui viene riportato il nome di Montelparo sono le antiche pergamene dell'Abbazie di Fiastra, una traslocazione della sede dai territori sabini a Santa Vittoria in Matenano, dopo la conquista degli antichi territori farfensi da parte dei Saraceni, la cui invasione in Italia fu tra l' 840 e l'898 circa. In queste pergamene viene riportata la concessione delle terre del Mons Elprandi all'abbazia.

Introduzione

Attraverso questo sito cercherò di oggettivare i miei studi personali su Montelparo, paese dell'entroterra marchigiano.
In particolare, le mie ricerche si soffermeranno sul periodo storico compreso tra il VI e il IX secolo, arco temporale in cui, secondo una tradizione per lo più toponomastica, il paese venne abitato (e non "fondato", come erroneamente alcuni dicono, poichè già abitato in epoca pelasgica e romana) da un signorotto di probabili origini longobarde, tale Elprando (o Eliasdoe).
Poichè, a differenza di altre epoche storiche, riguaro il periodo propriamente alto medievale non vi sono rimaste evidenze archeologico-urbanistiche, i miei studi verteranno su maggiori e plausibili chiarimenti a tal riguardo.